Essere liberi in quanto essere umani: la tutela dei diritti umani e le sue origini.

07.02.2022

In un periodo come questo, contornato di proteste e dibattiti vari sulle libertà dell'uomo che vengono meno a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, può essere sicuramente interessante rispondere alla domanda: cos'è a garantire tutte queste libertà? Normalmente non si darebbe troppo peso ad una domanda simile, ma è anche vero che tutto ciò che ci circonda è in qualche modo "garantito" da qualche documento, anche le libertà ritenute più scontate, quelle che rientrano nell'ambito dei cosiddetti diritti umani.

Tali diritti possono essere divisi in tre grandi categorie: diritti civili, diritti politici e diritti economici, sociali e culturali.

I diritti civili sono quei diritti riguardanti la personalità dell'individuo in quanto tale, come la libertà di pensiero, la libertà personale, di riunione, di religione ed ancora la libertà economica. Queste sono libertà per le quali vale il principio del libero arbitrio, con l'unico limite che non possano violare i diritti civili altrui.

I diritti politici sono invece quelli per cui il singolo individuo, in quanto cittadino ha il potere di incidere attivamente nella determinazione dell'indirizzo politico dello Stato. In questa categoria di diritti rientrano ad esempio la libertà di associazione a partiti e i diritti elettorali.

I diritti economici, sociali e culturali, consistenti nel diritto al lavoro, all'assistenza, allo studio e alla salute, sono invece dei diritti nati dalle esigenze sviluppatesi nel corso dei decenni a seguito dello sviluppo della società industriale. La particolarità di questa tipologia di diritti sta nel fatto che necessitano di un comportamento attivo da parte dello Stato che deve garantire una situazione di certezza nella tutela degli stessi, nonché il riconoscimento delle garanzie che ne seguono.

Ciò posto, è bene sottolineare che il rapporto fra le categorie di diritti civili e politici, da un lato, e quelli sociali dall'altro, rappresenta una delle questioni fondamentali nell'ambito dei diritti umani. Si è osservato infatti come i soli diritti civili e politici possono avere una realizzazione immediata a beneficio degli individui (attraverso i sistemi giuridici degli Stati membri) mentre i diritti economici, sociali e culturali si riducono essenzialmente a scopi da perseguire.

La disciplina dei diritti umani è molto complessa, data la difficoltà di definire precisamente quali siano e come possano essere circoscritti. Tuttavia, a seguito di determinati eventi storici, si è resa necessaria la stesura di specifici documenti che hanno posto le basi per la nascita di una tutela vera e propria di tali diritti.

In tal senso il primo storico documento di epoca moderna che ha reso possibile tutto ciò è stata la Dichiarazione universale dei diritti umani (Dudu).

Questa nasce il 10 Dicembre 1948 a seguito della conclusione della Seconda Guerra Mondiale come strumento in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e la dignità di ciascun individuo in ogni ambito culturale, religioso o di qualsiasi altro tipo, senza distinzione "di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione"(art. 1 della Dudu).

Passando ad un'analisi più dettagliata, è possibile notare che la Dichiarazione è composta da 30 articoli e si divide in ben sette parti:

  • il preambolo: che spiega quali siano le ragioni storiche che hanno portato alla nascita della dichiarazione stessa;
  • la definizione dei concetti di libertà e uguaglianza (artt. 1-2 Dudu);
  • la definizione di altri diritti individuali come il diritto alla vita o alla sicurezza della propria persona, o come il divieto di schiavitù (artt. 3-11);
  • i diritti dell'individuo nei confronti della comunità (artt. 12-17);
  • le libertà fondamentali: libertà di pensiero, di opinione, di fede religiosa e di coscienza, di parola e di associazione pacifica (artt. 18-21);
  • i diritti economici, sociali e culturali (artt. 22-27);
  • la parte conclusiva che spiega come le libertà presenti in questa Dichiarazione non possano essere utilizzate, da un qualsiasi Stato o privato, per ostacolare in qualsiasi modo un diritto altrui (artt. 28-30).

Tutti gli articoli presenti nella Dichiarazione sono ritenuti inviolabili. Ciò significa che la violazione di anche uno solo di tali diritti comporta un'offesa alla stessa essenza dell'essere umano.

Nella Dichiarazione è possibile delineare quattro elementi fondamentali: la libertà, l'uguaglianza, la dignità e la fratellanza:

  • la libertà fa riferimento ai diritti legati alla libertà individuale e alla sicurezza personale;
  • l'uguaglianza è intesa quale garanzia della partecipazione politica e pubblica di qualunque individuo;
  • la dignità è quel valore che protegge i valori condivisi da tutti gli individui, indipendentemente dalla religione, dall'etnia o dal sesso;
  • la fratellanza riguarda infine i diritti economici, sociali e culturali.

Da ciò è dunque possibile capire quale sia l'importanza di questo documento che non ha solo posto una base vera e propria per poter parlare di diritti umani, ma ha anche creato una connessione tra tutti gli uomini, una interconnessione normativa e culturale tra popoli di diverse religioni e culture che vede nei diritti umani un punto d'incontro per creare qualcosa di nuovo e proficuo.

Nonostante l'importanza che ha acquisito nel corso degli anni, è opportuno dire che la Dichiarazione non ha alcun valore vincolante, ma ha comunque fatto da trampolino per la nascita di diversi trattati a livello nazionale e internazionale per la tutela dei diritti umani che hanno seguito il modello posto dalla Dichiarazione stessa, rendendo dunque quest'ultima una vera e propria "madre" della tutela dei diritti dell'uomo.

Dott. Pierluigi Malazzini