8 Marzo Festa delle Donne: Storia di una “principessa” del foro

08.03.2023

Il 26 agosto 1855 a Perrero nasce Lidia Poët.

Laureata in giurisprudenza con il massimo dei voti, dopo aver seguito la pratica e brillantemente superato gli esami di ammissione, diventa la prima donna italiana ad iscriversi nell'Albo degli Avvocati.

Tuttavia, nonostante l'assenza di norme che escludessero le donne dalla professione forense, la Corte d'Appello di Torino[1], su ricorso del Procuratore Generale del Re annulla l'iscrizione.

"L'avvocheria – motivano i giudici - è un ufficio esercitabile soltanto da maschi e nel quale non devono immischiarsi le femmine". Anzi, al contrario "sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste".

L'avvocato non è un mestiere per donne poiché – aggiunge la Corte - "se si vedessero talvolta la toga o il tocco dell'avvocato sovrapposti ad abbigliamenti strani e bizzarri che non di rado la moda impone alle donne e ad acconciature non meno bizzarre" sarebbe inesorabilmente lesa la serietà della professione.

La Cassazione conferma la pronuncia d'Appello.

Ma Lidia – ancor più animata dall'amore per la giustizia- non si ferma. Pur non potendo esercitare a pieno titolo la professione, collabora per molti anni con il fratello Enrico, specializzandosi nella tutela dei deboli: minori, carcerati e donne.

Partecipa per più di trent'anni ai diversi Congressi Penitenziari Internazionali come massimo esperto di diritto penitenziario e - proprio per i lavori svolti al Congresso di Parigi - nel 1895 viene investita dal governo francese dell'onorificenza di Officier d'Académie.

Ed ancora, si adopera per l'emancipazione femminile aderendo al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI) fin dalla sua fondazione - avvenuta nel 1903 - e viene incaricata di dirigere i lavori della sezione giuridica nei primi congressi femminili italiani.

Finalmente nel 1919 – all'età di 65 anni – ottiene l'scrizione all'albo in virtù di una legge approvata dal Parlamento che consente alle donne di accedere ai pubblici uffici, ad eccezione della magistratura.

L'avvocato Poët, donna di "rimarchevole esempio di fermo proposito, di fortezza d'animo, di perseverante operosità ed attitudine agli alti e severi studi " continua – con passione e dedizione - ad esercitare la professione fino alla sua morte, avvenuta nel 1949 a 94 anni.

Grazie Lidia,

da ogni aspirante avvocato donna.

Dott.ssa Francesca Saveria Sofia


[1] L'unico fondamento giuridico è individuato dai giudici in un passo di Ulpiano, dove si afferma che "Foeminae ab omnibus officiis civilibus et publicis remotae sunt, et ideo nec judices esse possunt, nec magistratum gerere, nec postulare, nec pro alio intervenire, nec procuratores existere".