FMSI – FEDERAZIONE MEDICO SPORTIVA ITALIANA

23.09.2022

1. La nascita e l'evoluzione in Italia

Amsterdam, Olimpiadi del 1928.

Per i teorici dello sport, il 1928 rappresenta una data "spartiacque" nella storia dello sport moderno. L'introduzione della fiamma olimpica - per la prima volta simbolicamente accesa all'inizio della manifestazione - riflette iconicamente l'accensione della "luce della ragione" in campo sportivo. Non solo per l'esordio delle competizioni di atletica femminile - ulteriore riconoscimento per il movimento di emancipazione femminile - ma anche per l'istituzione del primo Congresso Internazionale di Medicina dello Sport e conseguente costituzione della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport (Fédération Internationale de Médécine du Sport - FIMS). In quell'occasione, infatti, i componenti medici di alcune delegazioni olimpiche ebbero la possibilità di instaurare un processo di scambio di conoscenze sul tema.

Una svolta, in ambito medico-sportivo, immediatamente recepita anche in Italia, in seguito alla quale, nel 1929, sotto la spinta del Dott. Ugo Cassinis - il fisiologo che si adoperò per introdurre l'obbligatorietà della visita medica per gli atleti agonisti - il CONI istituì formalmente la Federazione Italiana dei Medici degli Sportivi, oggi riformata e rinnovata nella Federazione Medico Sportiva Italiana. Oggi, la FMSI è l'unica Federazione medica di riferimento del Comitato Olimpico Nazionale, nonché l'unica Società Scientifica operante nell'ambito della Medicina dello Sport riconosciuta dal Ministero della Salute. Ne conseguì la nascita del primo Istituto di Medicina dello Sport del CONI - tuttora esistente, presso l'impianto sportivo "Paladozza" di Bologna - che rappresenta ancora oggi il centro ufficiale e di riferimento della Federazione per le visite di idoneità all'attività agonistica e per il rilascio dei relativi certificati.

2. Finalità, compiti

Delle 45 Federazioni Sportive che costellano oggi il movimento sportivo italiano, la FMSI rappresenta un unicum nel suo genere. Pur essendo costituita nella medesima forma giuridica di altre FSN - entità con personalità giuridica di diritto privato, operante senza alcuna finalità di lucro - essa non persegue una finalità meramente sportiva, ma mira ad assicurare agli atleti (di ogni categoria, grado e senza alcuna discriminazione) le migliori condizioni per svolgere l'attività fisica e sportiva "con beneficio e senza danno per la salute, a livello agonistico e non agonistico"[1].

Il fine statutario della FMSI non coincide dunque con la promozione di una singola disciplina sportiva; nondimeno, le sue funzioni giocano un ruolo chiave nel corretto svolgimento della pratica di qualsiasi attività sportiva. Nessuno sport - e, di rifesso, nessuna attività in seno a qualsiasi Federazione sportiva - potrebbe infatti svolgersi secondo modalità non conformi alle prescrizioni, linee guida e regole della FMSI. Essa, infatti, mira a tutelare il bene - salute dello sportivo (indipendentemente dalla sua qualifica di professionista, dilettante o amatore e senza discriminazione alcuna rispetto all'abilità), nonché a garantire il regolare svolgimento di gare, competizioni e campionati, svolti sotto l'egida di qualsiasi Federazione Sportiva.

Per poter assolvere alle sopracitate funzioni e raggiungere una così vasta categoria di soggetti, all'interno della Federazione fanno parte le Associazioni Medico Sportive Dilettantistiche (ADS), operanti in seno alle singole FSN, DSA ed EPS riconosciute dal CONI, capillarmente distribuite sul territorio nazionale secondo una logica provincialistica: per ciascuna provincia italiana, infatti, la Federazione affilia esclusivamente una sola ADS, che funge da riferimento per l'intero territorio di competenza.

All'interno di dette Associazioni, possono essere tesserati esclusivamente medici di Medicina Sportiva, i quali possono assumere la duplice qualità di Socio Ordinario (laureato in Medicina e Chirurgia, regolarmente abilitato, in possesso di un diploma di specializzazione in Medicina dello Sport o qualificato medico sportivo ex art. 8 l. 1099/1971) o, alternativamente, di Socio Aggregato (privo di specializzazione in Medicina dello Sport, ma che abbia frequentato, con esito positivo, un Corso di formazione in Medicina dello Sport organizzato dalla FMSI territoriale di riferimento). Ciò assicura una adeguata assistenza medico - sanitaria ed una corretta valutazione del fattore-rischio legato ad ogni specifica attività.

La figura del medico sportivo assume, quindi, un rilievo primario per il corretto svolgimento della pratica sportiva ed il cuore delle attività della FMSI. Rappresenta, metaforicamente, il corrispettivo dell'atleta all'interno delle società sportive (o, in questo caso, delle ADS). Le sue attività e mansioni presentano, beninteso, delle significative differenze a seconda del grado di specificità dell'attività sportiva. In ambito agonistico e professionistico, il medico sportivo è l'unico soggetto abilitato al rilascio della certificazione sportiva attestante il corretto stato di salute dell'atleta[2]. In ambito non agonistico, benché risulti ugualmente obbligatorio il possesso del relativo certificato di idoneità sportiva, sono abilitati al rilascio anche medici di medicina generale e pediatri (secondo quanto disposto dalla Legge n. 125 del 2013).

Il legame tra la Federazione Medico Sportiva Italiana e le altre Federazioni si fa ancor più stringente analizzando gli altri compiti da essa svolta. Ai sensi dello Statuto Federale, la FMSI "tutela la salute degli atleti [..] anche al fine di garantire un omogeneo e regolare supporto al corretto svolgimento delle gare, delle competizioni e dei campionati"[3].

Il postulato della norma ha, probabilmente, raggiunto la massima realizzazione durante uno dei periodi più bui e complicati per la società civile e per il movimento sportivo italiano, ossia la pandemia di Covid-19. L'imperversare della malattia ha - come tristemente noto - comportato la temporanea interruzione della quasi totalità delle attività umane, ivi comprese quelle sportive. In questo contesto, la FMSI ha svolto - e continua a svolgere - un ruolo cruciale per la ripresa in sicurezza di gare, competizioni e allenamenti delle varie discipline sportive, attraverso l'adozione di protocolli di sicurezza e raccomandazioni tecniche in tema di prevenzione, monitoraggio delle condizioni degli atleti e predisposizione di misure di sicurezza presso gli impianti sportivi[4]. Inoltre, la FMSI ha supportato l'attività dei Soci Medici sportivi, mettendo a loro disposizione - in modo tempestivo, gratuito e costante, durante il corso della pandemia - un servizio d'informazione e divulgazione delle più recenti conoscenze sul tema.

3. Organizzazione interna

L'operato della Federazione, soprattutto - ma non solo - lungo l'arco del periodo emergenziale, è stato di particolare supporto per le attività istituzionali dello Stato (in particolare, del Ministero della Salute) e dell'intero movimento sportivo, ricevendo a più riprese il sostegno e l'approvazione da parte di organi apicali, come il Presidente del CONI Giovanni Malagò[5].

A presiedere la FMSI dal 2005 è il Dott. Maurizio Casasco, medico sportivo di notevole fama internazionale, recentemente confermato all'unanimità anche alla guida della EFSMA, la Federazione Europea dei Medici dello Sport. Sotto la sua presidenza, la FMSI ha compiuto notevoli passi da gigante in tema di modernizzazione, formazione dei medici sportivi e promozione della tutela della salute attraverso lo sport e l'attività motoria.

Nei quasi 18 anni trascorsi sotto la sua direzione, la Federazione ha visto implementare le attività di formazione rivolta a medici sportivi e all'intera comunità sportiva: si pensi alla nascita della piattaforma FMSI Academy (strumento di e-learning dedicato all'erogazione di corsi di formazione in tema di medicina sportiva), alla crescita della Rivista scientifica ufficiale della Federazione, passando per l'attivazione di Corsi di Master presso prestigiose Università italiane su specifiche tematiche di Cardiologia dello Sport. Non da ultimo, immensi sforzi sono stati profusi nella fondamentale lotta antidoping - un altro dei fini statutari della Federazione[6] - che ha portato al riconoscimento con legge dello Stato del ruolo esclusivo nella realizzazione dei relativi controlli "agli ispettori medici Doping Control Officer della Federazione Medico Sportiva Italiana". [7]

Per il resto, l'organizzazione federale risulta essere del tutto simile a quella di altre FSN. Oltre al Presidente, sono previsti altri Organi Centrali con funzioni di direzione (l'Assemblea Nazionale, il Consiglio Direttivo Federale, il Consiglio di Presidenza, la figura del Segretario Generale ed il Collegio dei Revisori dei Conti), nonché delle Strutture Territoriali che garantiscono il controllo periferico dell'operato della Federazione (l'Assemblea Regionale, i Comitati Regionali, i Delegati Provinciali e relativi Presidenti). La Federazione è altresì dotata di Organi di Giustizia (il Tribunale Federale, la Corte Federale di Appello e la Procura Federale), il cui operato - com'è noto e pacifico per tutte le altre FSN - è informato ai principi di Giustizia Sportiva e le cui attività sono espressamente disciplinate dal relativo Regolamento di Giustizia. Pertanto, anche per i medici sportivi regolarmente tesserati vale il cd. vincolo di giustizia, regolato ex art. 61 del Codice di Giustizia Sportiva della FMSI, la cui inosservanza comporta l'instaurarsi di un procedimento disciplinare, che può dar luogo alla radiazione del Socio.

BONUS TRACK: La FMSI tra sport, malattia e cinema

Uno degli aspetti che maggiormente caratterizzano l'operato della Federazione è quello di garantire agli atleti il maggior grado di tutela e prevenzione medica allo sportivo, al fine di evitare possibili complicazioni fisiche e motorie. Purtroppo, non di rado, l'esito dei controlli svolti dai professionisti rileva l'insorgere di patologie che possono comprometterne la carriera e la salute.

È il caso, ad esempio, di coloro che si vedono diagnosticare, nel corso della carriera, una cardiomiopatia genetica, una patologia che colpisce il muscolo cardiaco riducendone l'efficienza, che può portare all'inesorabile abbandono della pratica sportiva.

Avete presente Julian Ross?

Nato dalla geniale penna di Yoichi Takahashi, autore della serie anime conosciuta in Italia come Holly e Benji, era uno dei più fulgidi talenti del calcio giapponese, capitano della squadra Mambo F.C., costretto ad abbandonare, per lungo tempo, la pratica sportiva a causa di una sopraggiunta malattia cardiaca.

Cosa accomuna la sua storia con la Federazione? La tenacia e la determinazione dimostrata da Julian lo porteranno a non abbandonare il rettangolo verde di gioco, continuando così a perseguire il suo sogno in modo diverso ma consapevole.

È proprio questo il messaggio di speranza che l'Unità Operativa Complessa di Medicina dello Sport dell'Ulss 2 di Treviso, in collaborazione con la Federazione Medico Sportiva Italiana e la Regione Veneto, ha voluto trasmettere attraverso il progetto "Il secondo tempo di Julian Ross". L'iniziativa è stata presentata in occasione della 79° Mostra del Cinema di Venezia, attraverso uno splendido cortometraggio diretto dal regista Mattia Beraldo e voluto dal Dott. Patrizio Sarto, Direttore di Medicina dello Sport dell'Ulss 2. Attraverso la musica firmata dal maestro Diego Basso, lo spettatore si ritrova catapultato nel dramma vissuto dal giovane Luca, un giovane calciatore costretto a fare i conti con una cardiomiopatia genetica, rilevata in seguito ai vari screening cui è tenuto a sottoporsi periodicamente. Grazie alle parole del Mister Fabio, viene fuori un messaggio di comprensione, di volontà e necessaria presa di coscienza, che permetterà al ragazzo di sentirsi ancora un atleta ed affrontare gli ostacoli della vita come in campo. Il progetto, ad oggi, ha visto partecipare più di 40 atleti - pazienti e relativi genitori, i quali sono stati supportati ed indirizzati nell'individuazione della più adatta attività fisica e nella definizione di un piano di allenamento, presso la palestra della Medicina dello Sport del Dipartimento di Prevenzione.

"Quando ti trovi davanti un ostacolo, devi fare come in campo: lo devi dribblare. Bisogna usare la testa. E la testa ti insegna quanto vale il cuore. Che deve continuare a battere".

Perché la partita, quella più importante, non è mai finita. C'è sempre un secondo tempo[8].

Dott. Daniele Andaloro


[1] Articolo 1.6 dello Statuto Federale FMSI

[2] In relazione alla certificazione per attività sportiva agonistica si rimanda al Decreto del Ministro della Sanità del 18 febbraio 1982; in relazione alla certificazione per attività sportiva professionistica si rimanda alle disposizioni ex l. 91/1981

[3] Art. 2 comma 2 l. e) dello Statuto Federale FMSI

[4] A titolo esemplificativo, vedasi il recente protocollo scientifico FMSI "Return to Play" per la ripresa dell'attività sportiva agonistica in atleti post Covid-19 del 19 gennaio 2022

[5] https://www.fmsi.it/covid-malago-un-grazie-a-casasco-protocolli-formidabili/

[6] Art. 2 comma 2 l. c) dello Statuto Federale FMSI

[7] Decreto del Ministero della Salute del 14 febbraio 2012

[8] Qui il link per la visione integrale del cortometraggio e relativa conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa https://www.youtube.com/watch?v=wFS7pYlE9mg&t=2s