Il caso “Genoa Cricket and Football Club”

06.05.2022

Siamo alla vigilia di Napoli - Genoa, partita valevole per la 2a giornata del girone di andata del Campionato di Calcio Serie A TIM prevista per il 27 settembre 2020 alle ore 15.00.

Il 26 settembre il Genoa CFC comunica, tramite nota sul proprio sito web, che il portiere Mattia Perin è risultato positivo al Covid-19 nell'ambito degli esami effettuati e che è stato posto in isolamento, come da protocollo in vigore, sotto lo stretto controllo dello staff medico.

Viene, quindi, decretato lo stop per Mattia Perin che salterà la trasferta di Napoli.

La Lega Serie A poche ore dopo, a seguito della notizia sulla positività di Perin, con Comunicato Ufficiale n. 37 posticipa l'incontro tra Napoli e Genoa alle ore 18.00 del 27 settembre 2020.

Lo slittamento viene concesso per poter dare alla squadra rossoblù la possibilità di partire da Genova la mattina stessa della gara, una volta completato il doppio giro di tamponi successivo alla positività di Mattia Perin.

Il primo giro di tamponi dà esito negativo per tutti i giocatori e lo staff tecnico del Genoa, mentre al secondo giro di tamponi risulta debolmente positivo il calciatore danese Lasse Schöne che, come il suo compagno di squadra Perin, non parte per la trasferta di Napoli.

Il giorno successivo alla partita, regolarmente disputata, il Genoa pubblica il seguente comunicato stampa: "Il Genoa CFC comunica che dopo gli accertamenti odierni il numero di tesserati positivi a Covid-19 è salito a quattordici tesserati tra componenti team e staff. La Società ha attivato tutte le procedure previste dal protocollo in vigore e informato le Autorità per le procedure correlate. Il Club fornirà prossimi aggiornamenti dettati dall'evoluzione".

I controlli sanitari attraverso i tamponi proseguono, mercoledì 30 settembre i positivi salgono a quindici e giovedì 1° ottobre arriva anche la notizia della positività dell'attaccante Mattia Destro, facendo salire così a sedici i contagi totali.

La positività al Covid-19 dei tesserati Genoa CFC scuote il calcio italiano.

Lo sguardo, inevitabilmente, si pone anche al successivo impegno dei rossoblù, previsto per sabato 3 ottobre 2020 allo stadio "Luigi Ferraris" contro il Torino.

Ci si trova, quindi, davanti al primo caso di contagio collettivo senza una normativa adatta per gestire la situazione.

Va infatti sottolineato che, mentre la UEFA aveva già stabilito la regola di "un tetto" di tredici calciatori contagiati per portare al rinvio - e non alla sconfitta a tavolino - di una partita di Coppa (UEFA Champions League e Europa League), in Italia, invece, all'epoca dei fatti non vi era alcuna previsione in merito. In assenza quindi, di una precisa normativa, Genoa - Torino si sarebbe dovuta giocare regolarmente.

L'1 ottobre 2020 la Lega Serie A, con Comunicato Ufficiale n. 47, dispone il rinvio a data da destinarsi della gara Genoa - Torino, programmata per sabato 3 ottobre 2020, con inizio alle ore 18.00, e valida per la 3a giornata di andata del Campionato di Serie A TIM.

Il 2 ottobre 2020, invece, arriva un Comunicato di estrema importanza.

Il Comunicato Ufficiale in questione è il n. 51 datato, appunto, 2 ottobre 2020 e dal titolo: "Regole relative a impatto COVID-19, gestione casi di positività e rinvio gare".

Il Consiglio di Lega, stanti le attuali problematiche legate alla pandemia Covid-19 e considerati i regolamenti della UEFA Champions League (Stagione 2020/2021) e UEFA Europa League (Stagione 2020/2021), approvati dal Comitato Esecutivo UEFA il 3 agosto 2020, detta alcune importanti regole.

Indipendentemente da quanto disposto da altre norme e/o regolamenti applicabili alla singola competizione e fatti salvi eventuali provvedimenti delle Autorità Statali o locali nonché della Federazione Italiana Giuoco Calcio, di disporre in via transitoria, eccezionale e limitatamente alla corrente stagione sportiva 2020/2021, si stabilisce per le ipotesi di positività al virus SARS-CoV2 dei calciatori dei Club partecipanti alle Competizioni organizzate dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A (che abbiano determinato il conseguente isolamento/quarantena per uno o più calciatori o per intere squadre):

  • Qualora uno o più calciatori dello stesso club risultino positivi al virus SARS-CoV2, la gara, fermo quanto previsto ai punti 4 e 5, sarà disputata secondo il calendario di ciascuna competizione, purché il Club in questione abbia almeno tredici calciatori disponibili (di cui almeno un portiere), e alla condizione che i suddetti calciatori siano, in ogni caso, risultati negativi ai test che precedono la gara in questione in ossequio al Protocollo della Federazione Italiana Giuoco Calcio;
  • Il numero di tredici calciatori disponibili (cui almeno un portiere) sarà computato tenendo in considerazione tutti i calciatori tesserati per il Club in questione ai quali sia stato assegnato il numero di maglia;
  • Qualora il Club non sia in grado di schierare una squadra con il numero minimo di calciatori, quest'ultima, fatto salvo quanto previsto nei punti 4 e 5, subirà la sanzione della perdita della gara con il punteggio di 0-3, senza che possa, però, applicarsi l'ulteriore penalizzazione di un punto in classifica nell'ipotesi in cui tale impossibilità dovesse manifestarsi più volte nel corso della medesima stagione sportiva;
  • Qualora, in un arco temporale di sette giorni consecutivi di calendario, dieci o più calciatori del club - ai quali sia stato assegnato il numero di maglia - dovessero risultare positivo al virus SARA-CoV2, il Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A disporrà automaticamente il rinvio della prima gara utile nel quale sarà impegnato il Club, che sarà riprogrammata in una data stabilita insindacabilmente dal presidente stesso;
  • Il rinvio sarà concesso a ciascun Club per una sola volta nel corso della stagione sportiva e ciò indipendentemente dalla competizione nel quale esso sia disposto (salvo che non si tratti della Supercoppa di Lega, delle semifinali e della Finale di Coppa Italia, per le quali il Presidente della Lega Nazionale Professionisti Serie A disporrà automaticamente un ulteriore ed autonomo rinvio - uno per ciascuna delle due competizioni - in favore di ogni club in gara e, dunque, anche nell' ipotesi in cui uno di essi abbia già beneficiato in precedenza del rinvio), con la conseguenza che, per tutte le gare successive all'intervenuta concessione del rinvio (ad eccezione della Supercoppa di Lega, delle semifinali e della Finale di Coppa Italia), il Club, anche nelle ipotesi in cui vi sia la positività di dieci o più calciatori (insorta nell'arco temporale di sette giorni), dovrà disputare tutte le suddette gare nell'ipotesi in cui disponga di tredici calciatori - come individuati al punto 2 - mentre, in difetto di tale disponibilità, subirà la sanzione di cui al punto 3;
  • Il dies a quo per il computo dei sette giorni è quello nel quale viene riscontrata la prima positività e, decorsi i sette giorni dalla riscontrata positività, il singolo calciatore non sarà, comunque, più considerato nel computo delle dieci unità di cui al punto 4.


Con questa delibera il Consiglio della Lega di Serie A decide, quindi, di uniformarsi alle regole UEFA: se una squadra avrà almeno tredici giocatori disponibili di cui un portiere, potrà e dovrà giocare la sua partita. In caso contrario, perderà 0-3 a tavolino.

Ogni squadra, però, avrà anchea disposizione un solo bonus da "giocarsi" nel corso della stagione; con almeno dieci giocatori positivi al Covid-19 nell'arco della stessa settimana potrà chiedere, infatti, il rinvio della partita.

È esattamente questo il caso in cui rientrò il Genoa che, alla luce di questa nuova regola, spese il suo "bonus" stagionale in Serie A TIM con il rinvio della partita contro il Torino.

Le predette disposizioni del Consiglio di Lega, anche se dettate dall'esigenza di non rallentare lo svolgimento del Campionato a fronte dell'eventualità di un alto numero di contagi tra le fila dei calciatori, rivelano molteplici profili di criticità.

Si osserva, in primis, come la regola secondo cui si viene assoggettati a sanzione "qualora il Club non sia in grado di schierare una squadra con il suddetto numero minimo di calciatori", riferisca l'irrogazione della sanzione alla situazione oggettiva in cui nella lista Serie A, scomputati i giocatori positivi al test, non vi siano altri tredici giocatori, tra cui un portiere, da poter schierare in campo.

L'irrogazione della sanzione assume quindi una valenza punitiva legata non già alla rinuncia alla disputa della partita, così come prevede il citato art. 52, comma 2, delle NOIF, bensì alla circostanza della riscontrata positività dei giocatori.

Ne discende che la normativa federale sembra avere enucleato tale circostanza quale fatto generatore di responsabilità disciplinare, salvo poi chiedersi se tale responsabilità sia da intendersi imputata a titolo di colpa, riferita alla mancata o scorretta applicazione delle misure di prevenzione dei contagi, ovvero consista in una ipotesi di responsabilità oggettiva che va sommata alle altre previste dal Codice di Giustizia F.I.G.C..

Le predette disposizioni della Lega Serie A mostrano ulteriori profili di criticità anche rispetto al criterio di computo del numero minimo dei tredici giocatori da schierare in campo in caso di accertata positività.

È previsto, infatti, che, come sopra evidenziato, "il numero di tredici calciatori disponibili (di cui almeno un portiere)" venga computato "tenendo in considerazione tutti i calciatori tesserati per il Club in questione ai quali sia stato assegnato il numero di maglia".

Ai sensi dell'art. 3, comma 4, del Regolamento delle Divise da Gioco della Lega Serie A, i calciatori cui viene assegnata la maglia da parte di una società, per espresso obbligo ivi previsto a loro carico, sono "tutti i calciatori professionisti in organico all'inizio del Campionato, anche se temporaneamente impossibilitati a prendere parte alle gare" oltre ai "giovani che vengono impiegati in gare ufficiali".

Ne consegue, pertanto, che una squadra che disponga soltanto di alcuni o pochi giocatori di primo piano possa risultare maggiormente penalizzata dalla circostanza del diffondersi del contagio tra le proprie fila rispetto ad una società economicamente più forte e che può disporre di giocatori di alto livello anche al di fuori della rosa di prima squadra.

Dott. Federico Basile