L’evoluzione storica del ruolo degli Ufficiali di Gara nel Calcio

10.06.2022

La risoluzione delle controversie sul terreno di gioco è l'attività principale dell'Arbitro. In virtù del potere conferitogli dalle regole del gioco, egli ha a disposizione gli strumenti necessari per dirimere le eventuali conflittualità che possono presentarsi durante il corso della disputa. In ogni sport, il suo ruolo è contraddistinto dagli imprescindibili requisiti dell'imparzialità e della terzietà con i quali egli stesso si erge a paladino incontrastato della legalità nei confini temporali e spaziali dell'incontro di gioco.

Pacificamente, è agevole tracciare le similitudini che appaiono - ictu oculi - tra la figura dell'Arbitro e quella del giudice: il primo è deputato ad applicare la giustizia tecnica durante l'attività sportiva, il secondo detiene il potere giurisdizionale che gli consente di dirimere le controversie nelle materie oggetto di sua competenza.

L'attività prettamente tecnica dell'Arbitro si unisce allo sforzo atletico di tenore non irrilevante. La preparazione psico-fisica di ogni Ufficiale di Gara deve permettere allo stesso di essere in condizioni di estrema lucidità - in ogni momento della gara - garantendo una efficiente valutazione del fatto oggetto di decisione tecnico-disciplinare. Per comprendere la complessità del processo decisionale dell'Arbitro, il lettore si sforzi di rappresentare la situazione della valutazione di un probabile calcio di rigore negli ultimi minuti di una concitata gara che assegna una competizione, oppure alla eventuale infrazione a muro di un pallavolista in una azione dinamicamente molto veloce.

La pressione mediatica sui giudici di gara, in ogni Sport, ha spinto sempre più all'introduzione di strumenti tecnologici innovativi, tendenti a minimizzare la discrezionalità tecnica nel processo decisionale e diminuendo notevolmente la componente umana dell'errore.

La maggiore specializzazione e preparazione dei giudici di gara in ogni Sport è, sicuramente, dovuta agli interessi sociali ed economici che i movimenti delle rispettive Federazioni muovono intorno alle competizioni da esse organizzate. E' - infatti - impossibile concepire la genesi storico-sociale della figura dell'Arbitro come operatore tecnico specializzato, facente parte di una organizzazione sistematica e deputata alla sua formazione.

Al di fuori della definizione prettamente semantica di arbitro quale parte neutra volta alla risoluzione imparziale di una controversia, durante il corso della prima partita di football disputata a Rochdale nel 1841, entrambe le compagini designavano un uomo di fiducia (c.d. umpire), il quale decideva quando il gioco era ritenuto falloso o meno.

Suscita, quantomeno ilarità, comprendere quanto a distanza di più di un secolo e mezzo, una siffatta soluzione sia impensabile a causa della estrema litigiosità e alle frequenti controversie tra le compagini in una gara di calcio.

Considerata la sempre più celebrità che il gioco del calcio sta acquisendo, nel 1891 si rende necessaria la codificazione delle Regole che tutti conosciamo adesso. Viene stabilito, inoltre, che l'arbitro sarà soltanto uno e che i due umpires agiranno lungo le linee laterali, divenendo il prototipo degli assistenti arbitrali che oggi conosciamo.

Dal gentleman in abiti eleganti di fine XIX secolo, l'arbitro è diventato man mano un atleta, un operatore specializzato a disposizione delle Federazioni presso le quali si aggiorna e si forma, periodicamente.

In più di un secolo, però, con delle trasformazioni storiche e sociali in atto, agli stessi direttori di gara vengono affidati sempre più strumenti repressivi del contenzioso tecnico, quali i provvedimenti disciplinari che egli stesso può comminare ai partecipanti alla gara, rei di una infrazione alle regole del gioco.

Nel corso degli anni, l'arbitro, da mero notaio, applicatore delle leggi dello sport e della competizione, è diventato sempre più interprete di quelle norme che disciplinano e reggono il movimento, parte integrante di un sistema, a tutela di un alto interesse comunitario e sociale.

Dott. Gianmarco Meo