Minori e social network: rischi e tutele

11.03.2023

In un mondo iperconnesso come quello in cui viviamo è sempre più facile imbattersi in profili social aventi come protagonisti i minori.

Bambini e ragazzi con migliaia o addirittura milioni di followers si atteggiano da adulti, commentando e condividendo post, video e fotografie in piena libertà.

Tale fenomeno porta con sé una pericolosa esposizione, sia dal punto di vista fisico e psicologico, che dal punto di vista legale, ed è per questo che affiora un'impellente esigenza di salvaguardare la sicurezza dei più piccoli e di tutelare la loro privacy.

Il quadro normativo in tal senso appare ancora piuttosto confuso e non sempre prende in considerazione a 360 gradi tutti i diritti in gioco, tuttavia possiamo dire che molti paesi europei, compresa l'Italia, negli ultimi anni hanno implementato le leggi e i regolamenti che disciplinano la materia.

Tra questi assume un ruolo fondamentale il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), il quale fissa la soglia d'età minima per poter accedere ai servizi online a 16 anni, lasciando agli stati membri la possibilità di abbassarla fino ai 13 (l'Italia consente l'accesso ai social network al compimento del quattordicesimo anno di età, previo consenso dei genitori). Al di sotto di tale età, invero, i minori non sono consapevoli delle implicazioni relative alla condivisione di immagini ed informazioni personali e non sono quindi in grado di fornire un consenso informato alla loro raccolta ed al loro utilizzo. È proprio per questo che il GDPR prevede, all'art. 8, che le piattaforme si adoperino "in ogni modo ragionevole" per verificare che tale consenso "sia prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale sul minore".

Tuttavia, a dispetto di tali previsioni, il controllo da parte delle piattaforme di social networking non sempre appare scrupoloso, anzi, alle volte risulta addirittura nullo, così che tantissimi minori, all'insaputa dei loro genitori, semplicemente mentendo sulla propria età, possono crearsi un account e avere accesso a qualsiasi tipo di contenuto.

Tale possibilità ci mette di fronte alle ulteriori problematiche connesse all'utilizzo dei social network da parte dei minori.

I più piccoli, senza la supervisione di un adulto, appaiono più vulnerabili alle molestie e ai comportamenti violenti online (c.d. cyberbullismo), con gravi pregiudizi per la salute fisica e importanti ripercussioni psicologiche. Al fine di contrastare tale fenomeno, il legislatore è intervenuto con la Legge 29 maggio 2017, n.71, recante "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo", incentrata in particolar modo sulla prevenzione e sulla sensibilizzazione dei minori stessi.

Ulteriori preoccupazioni riguardano poi la pericolosa esposizione a contenuti inappropriati - immagini o video violenti, materiale sessualmente esplicito, propaganda terrorista - alla quale si aggiungono la pedopornografia ed il rischio di adescamento da parte di estranei che cercano di approfittare dei minori, sia per fini sessuali che per trarne profitto.

In un contesto così complesso e delicato il solo intervento del legislatore non appare sufficiente.

Per poter contrastare gli innumerevoli rischi che i minori corrono nell'utilizzo del web è necessario che anche i genitori e le stesse piattaforme social partecipino attivamente ad un processo di responsabilizzazione e prevenzione, collaborando per proteggere i giovani ed insegnare loro le buone pratiche per gestire eventuali minacce o problemi che incontrano online.

Dott.ssa Desirè Perrella