Posso chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione?

20.04.2023

La riparazione per l'ingiusta detenzione è un rimedio specifico che ha lo scopo di compensare il pregiudizio patito da chi abbia subito una ingiusta limitazione della propria libertà personale (quella che riguarda la custodia cautelare in carcere). 

Nel nostro ordinamento, infatti, vi è una specifica previsione costituzionale in merito, l'art. 24 della Costituzione, secondo il quale "la legge determina le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari".

A questo proposito, gli artt, 314 e 315 del c.p.p. prevedono la riparazione per l'ingiusta detenzione ed un generale risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni, ma limitatamente ai soli casi di ingiustizia derivanti da dolo e colpa grave (con la conseguenza che la lesione per colpa lieve del magistrato o di altro soggetto rimane a carico dell'imputato o del condannato).

L'art. 314 comma 1 parla di custodia cautelare ingiusta, che si ha quando la stessa è stata sofferta da un imputato successivamente riconosciuto innocente all'esito di un processo; è illegittima ex art. 314 comma 2 quando è stata patita da un imputato in virtù di un'ordinanza illegittima.

Il presupposto per il riconoscimento dell'equo indennizzo in caso di ingiusta detenzione è che l'imputato sia stato prosciolto con sentenza irrevocabile di proscioglimento, sentenza di non luogo a procedere, decreto oppure ordinanza di archiviazione.

Importante sottolineare, però, come il giudizio penale e il giudizio per l'equa riparazione siano autonomi e lavorino su due piani diversi: il giudice penale deve valutare la tipicità del fatto mentre il giudice della riparazione deve valutare se gli stessi comportamenti costituiscano condotte volontarie del soggetto che possano avere svolto un ruolo causale nella vicenda.

La domanda di riparazione deve essere proposta entro 2 anni dal giorno in cui la sentenza di proscioglimento o di condanna è divenuta irrevocabile, la sentenza di non doversi procedere è diventata inoppugnabile o è stato notificato il decreto di archiviazione. 

È competente la Corte di Appello, che potrà liquidare un indennizzo non eccedente la somma di euro 516.456,90. 

Dott.ssa Melissa Cereda