Quali sport femminili sono considerati “professionistici” in Italia?

03.05.2022

In forza della legge 91 del 1981, le singole Federazioni Sportive Nazionali - unitamente al CONI - ha il potere di riconoscere come "professionistiche" determinate attività sportive.

Il Consiglio Nazionale del CONI, nel definire i "Principi fondamentali degli statuti delle Federazioni Sportive Nazionali e delle discipline sportive associate" (la cui ultima edizione è stata approvata con deliberazione n. 1708 del 9 marzo 2022), ha rimesso all'autonomia statutaria delle singole Federazioni la determinazione dei criteri per la distinzione tra attività professionistica e non professionistica.

Tuttavia, al paragrafo 13 del suddetto documento, si specifica come "l'istituzione del settore professionistico da parte di una Federazione Sportiva Nazionale è possibile [...] in presenza di una notevole rilevanza economica del fenomeno".

Proprio tale pre-requisito è stato, per tanti anni, ostativo della possibilità di ricondurre le discipline sportive femminili nell'alveo del professionismo, inquadrando la quasi totalità delle atlete-donne nella categoria del dilettantismo.

Nel panorama sportivo italiano, ad oggi, fanno tuttavia eccezione due specifiche discipline: il golf ed il calcio.

La prima Federazione a permettere il passaggio di status da dilettante a professionista nel mondo femminile è stato il golf che, già nel 1981, istituisce la Sezione Professionisti, aperta a tutti i tesserati, a prescindere dal sesso.

In questo caso, il concetto di professionista segue due differenti filoni: può essere riconosciuta tale sia la giocatrice che abbia passato con profitto un apposito Corso Federale (in questo caso si parlerà di "professionista abilitata all'insegnamento") che la giocatrice che abbia acquisito uno stabile diritto di gioco nelle prove dei circuiti professionistici riconoscibili dalla FIG, avendo superato prove pratiche competitive.

Per quanto concerne il calcio, invece, la stagione 2022/2023 segnerà, indissolubilmente, lo spartiacque definitivo per l'introduzione del professionismo nella divisione femminile. Sebbene l'adozione del Decreto Legislativo n. 36/2021 abbia indubbiamente accelerato questo processo, il cambiamento di percezione sul calcio femminile in Italia affonda le sue radici in una tradizione sportiva abbastanza consolidata: il primo torneo femminile di Serie A venne disputato nel 1968 ed organizzato dalla Federazione Italiana Calcio Femminile (oggi non più esistente), mentre solo dalla stagione 1986/87 questo venne organizzato dalla Lega Nazionale Dilettanti e dalla FIGC.
Nel corso del Consiglio Federale del 25 giugno 2020 la FIGC ha dunque avviato un progetto di graduale riconoscimento del professionismo, che troverà la sua realizzazione a partire dalla prossima stagione sportiva. In tal senso, la Federazione calcistica ha recentemente delineato una specifica normativa circa il rilascio delle licenze nazionali per i club appartenenti alla Divisione Femminile, nonché adottato una serie di modifiche normative che renderanno ufficiale il passaggio a partire dal 1° luglio 2022.

Il cambiamento importerà anche i rapporti contrattuali tra atlete e società, che dovranno essere disciplinati da appositi schemi contrattuali standardizzati e federali (sotto forma di scrittura privata tra le parti), sulla scorta del modello attualmente utilizzato per i calciatori professionisti.

Dott. Daniele Andaloro