Cosa si rischia a percepire il reddito di cittadinanza e lavorare contemporaneamente senza contratto?
L'introduzione del reddito di cittadinanza da parte del precedente governo ha comportato delle conseguenze in materia penale.
Infatti la condizione per poter ricevere tale sussidio statale è quella di non lavorare al momento del percepimento dello stesso.
Tuttavia, tra i fatti di cronaca giudiziaria, sovente si è sentito fare riferimento a soggetti che percependo il reddito di cittadinanza, lavoravano "a nero" (cioè senza regolare contratto).
Cosa rischiano tali persone?
Il reato che viene in rilievo è la truffa ai danni dello Stato, punita dall'articolo 640 bis del codice penale.
Invero, il decreto legge introduttivo del reddito di cittadinanza prevede all'articolo 7 un reato per chi nella compilazione della domanda per il sussidio, indichi false informazioni.
Tale reato contiene una c.d. clausola di riserva per cui se si integra un più grave reato, allora dovrà applicarsi quest'ultimo.
Dato che la truffa ai danni dello Stato presenta un massimo edittale più ampio, è da ritenersi prevalente quest'ultima rispetto al reato indicato nel decreto.
Pertanto se si lavora "in nero" e contemporaneamente si percepisce il sussidio statale, si sta frodando lo Stato, poiché il presupposto per ottenere il reddito di cittadinanza è averne bisogno in quanto non lavoratori.
Nell'ipotesi in cui si venga denunciati, allora, si incorrerà in responsabilità penale e si dovrà restituire quanto indebitamente percepito.