La Regola 11 nel gioco del Calcio: il Fuorigioco e le tante interpretazioni

22.09.2023

Conoscere il Regolamento del Gioco del Calcio ed interpretarlo non è affatto semplice. Anni e anni di esperienza sui terreni di gioco e uno studio approfondito delle casistiche possono sicuramente minimizzare le possibilità di errore del Direttore di Gara, in ogni Sport – specie nel Calcio, dove la soggettività della norma lascia un ampio spazio all'interpretazione dell'ufficiale di gara. 

All'interno di questa rubrica del diritto sportivo, cercheremo di guidare il lettore all'interno di ogni Regola, cominciando proprio dal concetto spesse volte mistificato del c.d. "fuorigioco".

"Essere in posizione di fuorigioco non è di per sé un'infrazione". È l'inizio della Regola 11, la più spiegata e interpretata di tutto il "Regolamento del Giuoco del Calcio", oggetto di acerrime discussioni da bar e di lectio magistralis nelle cattedre della stragrande maggioranza delle famiglie italiane. Eppure, chi mai si è soffermato sulla lettura di una Regola tanto semplice, ma che ogni domenica fa impazzire ogni appassionato di calcio?

Correva l'anno 1864 e l'IFAB (International Football Association Board) – organo deputato a codificare le regole ufficiali del gioco – definiva per la prima volta nella storia il concetto di "off-side", prescrivendo che tra l'attaccante che riceveva il passaggio e la porta avversaria vi fossero almeno quattro difendenti. In circa 160 anni di storia del Calcio, il concetto di fuorigioco ha visto numerose modifiche, sino all'attuale codificazione che troviamo ben definita all'interno del Regolamento del Gioco del Calcio, nella sua edizione aggiornata al 1° luglio 2023.

Partendo dalla concezione che il solo essere in una posizione c.d. "geografica" di fuorigioco non è di per sé una infrazione alla Regola 11, il legislatore definisce in modo puntuale il concetto, specificando che "(…) Un calciatore si trova in posizione di fuorigioco se: una qualsiasi parte della testa, del corpo o dei piedi è nella metà avversaria del terreno di gioco (esclusa la linea mediana) e una qualsiasi parte della testa, del corpo o dei piedi è più vicina alla linea di porta avversaria rispetto sia al pallone, sia al penultimo avversario." Possiamo quindi riassumere quanto codificato nel Regolamento, evidenziando gli elementi utili alla valutazione della posizione di fuorigioco: la posizione del penultimo difendente, la linea del pallone e la posizione dell'attaccante.

Se il solo fatto di essere in una posizione di fuorigioco non è una infrazione, l'ulteriore e necessario passaggio logico da compiere consiste nel comprendere quando la stessa diventa punibile e quindi sanzionabile tecnicamente dall'arbitro con un calcio di punizione indiretto. La Regola punisce il calciatore attaccante solo nel caso in cui partecipi attivamente al gioco e – nello specifico – "giocando o toccando il pallone passato o toccato da un compagno", interferendo con l'avversario oppure, infine, traendo vantaggio da tale posizione.

Da ultimo – a seguito delle differenti interpretazioni date dall'IFAB alla Regola 11 recepite in Italia con le differenti "Circolari 1" diffuse agli organi tecnici arbitrali all'inizio di ogni stagione sportiva – il legislatore ha puntualizzato le fattispecie nelle quali si concretizza l'interferenza del calciatore in posizione geografica di fuorigioco con un avversario. 

Questa, infatti, si ha quando all'avversario viene impedito di giocare o di essere in grado di giocare il pallone, gli viene ostruita chiaramente la linea di visione (contendendogli il pallone, o tentando chiaramente di giocare il pallone che è vicino quando questa azione impatta sull'avversario, o facendo un'evidente azione che chiaramente impatta sulla capacità dello stesso avversario di giocare il pallone). Infine, è utile specificare che il calciatore in posizione geografica di fuorigioco trae vantaggio dalla stessa quando gioca un pallone rimbalzato o deviato dal palo o dalla traversa, da un ufficiale di gara o da un avversario, oppure quando quest'ultimo ha effettuato un c.d. "salvataggio" (dalla traduzione letterale del termine inglese "save").

E quali sono quindi i parametri per comprendere quando la giocata del difendente è c.d. "deliberata" e diventa causa di esclusione della punibilità della posizione di fuorigioco? Anche a questo interrogativo il Regolamento del Gioco del Calcio ci risponde, a seguito della Circolare n. 1 della Stagione Sportiva 2023/24. L'addenda normativa – di fatto – ha delineato i criteri che saranno seguiti per "distinguere tra "giocata deliberata" e "deviazione" sulla base dell'aspettativa che un calciatore che è chiaramente in fuorigioco non deve "ritornare in gioco" ogni volta che un avversario si muove e tocca il pallone.[1]"

Una "giocata deliberata" si ha quando un calciatore ha il controllo del pallone con la possibilità di passare il pallone a un compagno, guadagnare il possesso del pallone o rilanciare il pallone (ad esempio calciandolo o colpendolo di testa).

I criteri che devono essere utilizzati, a seconda dei casi, quali indicatori utili a comprendere se un calciatore aveva il controllo del pallone e, di conseguenza, ritenersi che lo abbia "giocato deliberatamente" sono la distanza e la visibilità del pallone da parte del calciatore, la velocità del pallone, la prevedibilità della traiettoria del pallone, se lo stesso si muove a terra o in aria ed infine la possibilità per il calciatore di potersi coordinare per giocare il pallone.

Dott. Gianmarco Meo


[1] International Football Association Board, Circolare n. 26, luglio 2022 e recepita in Circolare n. 1, Stagione Sportiva 2023/2024 a cura del Settore Tecnico AIA