La crisi russo-ucraina e le prime reazioni del movimento sportivo internazionale
Alla luce dei primi giorni del conflitto scoppiato in Ucraina cerchiamo di ripercorrere le più importanti reazioni del mondo dello Sport: dal proliferarsi di manifestazioni spontanee di adesione ai valori della Pace ad un apparato organico di sanzioni poste in essere dalle differenti Federazioni sportive internazionali.
La situazione in Ucraina è letteralmente precipitata nelle scorse ore e a breve si negozieranno le prime trattative tra i plenipotenziari russi ed ucraini nei pressi del confine bielorusso, per venire a capo - speriamo in tempi brevissimi - ad un delicato conflitto che sta preoccupando tutti.
Anche il mondo dello Sport ha risposto con coraggio al bieco attacco degli uomini di Putin nel territorio ucraino, manifestando in modo pacifico contro ogni forma di guerra e di violenza.
Da Ruslan Malinovs'kyj - autore di una doppietta contro l'Olympiacos nella gara di Europa League - all'abbraccio fraterno tra i due calciatori ucraini Oleksandr Zinčenko e Vitalij Mykolenko, prima della gara di Premier League tra Everton e Manchester City, il calcio ha risposto con gesti spontanei e semplici che hanno suscitato emozione in ogni angolo del mondo.
Da ricordare anche il messaggio lanciato dal tennista russo Andrey Rublev dopo la vittoria della semifinale a Dubai contro Hubert Hurkacz: "No war, please" - "No alla guerra, per favore".
Una frase forte che risuona come imponente monito a tutti coloro i qualiche credono ancora che sia giusto risolvere una controversia attraverso l'uso della forza.
Un simbolo, altrettanto significativo, voluto fortemente dal Presidente della FIGC, Gabriele Gravina, è stato l'inizio di tutte le gare calcistiche sul territorio nazionale dello scorso weekend con 5 minuti di ritardo rispetto all'orario federale: gutta cavat lapidem, non vi sed saepe cadendo, ripetevano i maestri latini indicando quanto una goccia - cadendo in modo ripetuto - possa perforare una pietra.
Lo Sport - quale ordinamento internazionale portatore di valori universali e statuiti nella Carta olimpica - si è fatto in questa prima fase dei combattimenti veicolo di un messaggio di pace, semplice, immediato e- nello allo stesso tempo molto potente.
Mentre il web pullula di immagini di odio e di sanguinosi attacchi, commuovono le tante immagini di atleti che indossano tute, divise, kimono di colori differenti, accomunati dal medesimo spirito olimpico di rispetto e di sportività che rende loro fratelli.
Da ultimo la Federazione Internazionale di Judo ha sospeso dalla carica di Presidente Onorario, Vladimir Putin, considerando ingiustificabile e insensato l'attacco alla sovranità territoriale ucraina.
Da più lati le diverse Federazioni internazionali - che costituiscono parte integrante del Comitato Internazionale Olimpico - stanno sanzionando la Russia, cercando di immobilizzare e rendere inerme il movimento sportivo del Cremlino.
Basti pensare alla già notissima sanzione che il CIO - guidato da Thomas Bach - comminò alla delegazione olimpica russa, in seguito ai fatti di doping di Stato tra il 2011 e il 2015, impedendo loro l'utilizzo della bandiera nazionale, dell'inno e del nome durante i Giochi Olimpici.
Sulla stessa linea del Comitato, la FIFA - Federazione internazionale del Gioco del Calcio - ha imposto alla stessa Russia la sanzione del divieto di utilizzo della bandiera, del nome e dell'inno durante le competizioni organizzate sotto la sua egida, oltre allo svolgimento delle gare calcistiche in casa in un territorio terzo e senza spettatori.
Non è soddisfatto della reazione dell'organo di autogoverno mondiale calcistico il bomber polacco, Robert Lewandowski, il quale, attraverso un tweet ha appoggiato la scelta della sua Federazione calcistica di non disputare - il prossimo 24 marzo - la gara valevole per l'accesso alla fase finale dei Mondiali in Qatar di quest'anno.
Dopo le prime voci di protesta per una sanzione troppo blanda e in seguito alle raccomandazioni urgenti del Comitato Internazionale Olimpico, è di poche ore fa la notizia che la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche ha escluso - sino a diversa comunicazione - tutte le società russe e le rappresentative nazionali dalle competizioni europee e mondiali. La stessa linea è stata seguita a catena anche dal board dell'ECA - comitato esecutivo per l'organizzazione dei campionati europei di pallacanestro - sospendendo la partecipazione del CSKA Mosca, UNICS Kazan e Zenit San Pietroburgo alla EuroLega e il Lokomotiv Kuban Krasnodar all'EuroCup.
Analoga situazione si sta verificando in altre Federazioni sportive internazionali, come nel caso della FIVB, anche se quest'ultima si sta disallineando alle disposizioni del CIO, confermando - rebus sic stantibus - i mondiali di pallavolo in Russia, sebbene abbia già imposto alle società pallavolistiche russe l'obbligo del campo neutro.
La situazione - come ben si comprende - è in divenire di ora in ora, ma le dure sanzioni che stanno provenendo dal mondo dello Sport rendono noi appassionati e ferventi seguaci di ogni sport fieri dei valori che sono posti a baluardo di ogni competizione sportiva.
Nella concezione moderna dello Sport non c'è spazio per il conflitto, è la stessa definizione dell'ordinamento sportivo internazionale e domestico che non può prescindere da un apparato ordinato di norme positive che consentono il regolare svolgimento delle competizioni, oltre al rispetto della dignità degli atleti.
Il mondo intero dovrebbe prestare
ascolto all'accorato appello proveniente da ogni angolo della terra di tanti
atleti e di altrettante Federazioni che ripudiano la guerra come strumento di
risoluzione delle controversie.
Dott. Gianmarco Meo