Fuoriuscita di sostanze tossiche nei locali aziendali: niente licenziamento per la lavoratrice che si sfoga sui social
Cass. civ., Sez. lavoro, 10 ottobre 2024, n. 26446
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A cura di Dott.ssa Linda Vallardi
Nel caso specifico una dipendente veniva licenziata dopo aver pubblicato su un social commenti offensivi nei confronti dell'azienda per cui la stessa lavorava.
Lo sfogo della stessa derivava dal fatto che suo marito, anch'egli dipendente dell'azienda, si era gravemente infortunato a seguito di una fuoriuscita di sostanze tossiche nei locali aziendali.
La dipendente impugnava il licenziamento, ma lo stesso è stato considerato illegittimo sia dalla Corte d'Appello che dalla Corte di Cassazione in quanto è stato ritenuto che il comportamento della lavoratrice era giustificabile come "una reazione emotiva immediata ad un fatto ingiusto", riconducibile all'azienda e dunque non così grave da giustificare la cessazione del rapporto di lavoro.
Nello specifico la Corte di Cassazione ha escluso il dolo in considerazione del fatto che l'accaduto non era da considerarsi come una condotta intenzionalmente lesiva, ma come uno sfogo emotivo eccezionale, legato al contesto dell'evento accaduto. Infatti lo stato di rabbia della lavoratrice era determinato da un fatto grave e ingiusto: le azioni in questione, quindi, non sono state compiute con lo scopo specifico di arrecare danno all'azienda.
Inoltre, le espressioni utilizzate dalla lavoratrice, pur potendo essere considerate una mancanza disciplinare non erano così gravi da far venir meno la fiducia tra il dipendente e il datore di lavoro.
Di conseguenza, il licenziamento era da considerarsi illegittimo.