Plastica e rifiuti in mare aperto: la tutela del mare diventa legge. Siamo al punto di approdo o appena salpati?
Da qualche giorno il DdL denominato SalvaMare è stato approvato anche in Senato e presto sarà in Gazzetta Ufficiale.
Economia circolare, riciclo dei rifiuti, plastica nei mari, green economy sono temi quanto mai di attualità, tanto che gran parte dei fondi del cd. "Piano nazionale di ripresa e resilienza" sono dedicati a finanziare progetti che realizzino questi obiettivi.
Il breve testo della Legge SalvaMare introduce alcuni principi volti a favorire il recupero dei rifiuti accidentalmente pescati e la loro corretta gestione da parte dei Comuni.
Si vogliono incentivare campagne volontarie di pulizia del mare e sensibilizzare la collettività, sin dall'età scolastica, favorendo la diffusione di comportamenti virtuosi per prevenire il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti in acque salate e dolci.
La legge colma finalmente quello che era un gravissimo vuoto normativo relativo ai rifiuti dispersi in mare. Prima dell'approvazione del DdL, infatti, qualsiasi peschereccio che riportasse a terra rifiuti accidentalmente raccolti durante le attività di pesca o rimasti impigliati nelle reti, doveva ributtarli in mare al fine di non subire un'indagine per traffico illecito di rifiuti, essendo questi ultimi considerati rifiuti speciali e non urbani. Con la nuova normativa saranno, invece, proprio i pescherecci e i capitani di mare i protagonisti dell'avvio di una importante campagna di pulizia dei nostri mari, potendo conferire gratuitamente i rifiuti raccolti al primo porto di approdo.
Il legislatore, però, ha voluto inserire un vero e proprio incentivo a favore dei pescherecci, probabilmente anche per sradicare l'antica abitudine di ributtare i rifiuti "a mare": è prevista l'emanazione di un decreto interministeriale, il cui compito sarà di individuare misure premiali nei confronti del capitano del peschereccio che adempie agli obblighi di conferimento.
Per chiudere il cerchio, però, si
è dovuto pensare anche a come ripartire il costo dei rifiuti conferiti dal
mare; annoso problema a carico dei Comuni portuali, che da soli non possono far
fronte alla totalità della gestione e del corretto smaltimento di rifiuti, per
i quali di fatto nessun cittadino sta pagando una tassa corrispondente.
I costi
della gestione dei rifiuti accidentalmente pescati saranno inseriti nella tassa
sui rifiuti con specifica componente separata dal resto della tariffa. Il
compito di determinare il quantum è stato attribuito all'Autorità di
regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) e la nuova voce sarà indicata
distintamente negli avvisi di pagamento rispetto alle altre componenti della
Tari.
Possiamo ben sperare che l'introduzione di questa nuova tassa aggiuntiva sensibilizzi anche il cittadino rispetto alla realità del problema e, di conseguenza, al proprio comportamento.
La diffusione di modelli comportamentali
virtuosi e collaborativi nella necessità di raccogliere, conferire e smaltire i
rifiuti raccolti dal mare passa, infine, dal coinvolgimento anche dei cittadini
possessori di imbarcazioni che non svolgono attività professionale, i quali
vengono ugualmente incentivati a conferire i rifiuti accidentali e a
raccogliere volontariamente i rifiuti che trovano in mare.
Si coinvolgono anche le associazioni e gli enti del terzo settore che svolgono attività di subacquea, i gestori delle aree protette nonché i gestori degli stabilimenti balneari.
Le scuole, come dicevamo, saranno coinvolte per educare alle tematiche relative alla salvaguardia dell'ambiente; il focus sarà centrato sulla plastica.
Il Ministro Costa aveva letteralmente definito come una delle principali cause dell'emergenza ambientale, sulla necessità non solo di riciclarla correttamente, ma di ridurne il consumo e di educare alle alternative alla plastica e al loro corretto conferimento per lo smaltimento.
Possiamo, allora, rispondere alla
domanda che ci siamo posti in questi termini: siamo sappena
salpati!
C'è molto da fare, ma le politiche e la legislazione si stanno
muovendo per affrontare i problemi legati alla tutela dell'ambiente e a quella
che sempre più sembra delinearsi come un'emergenza, tanto che recentemente
anche la Costituzione ha accolto la tutela dell'ambiente direttamente all'art.
41.
Anche noi cittadini, però, dobbiamo reagire di fronte al problema e partecipare
nell'adozione e implementazione di soluzioni che vadano a vantaggio di tutta la
comunità.
Dott.ssa Camilla Ragazzi