Autonomia differenziata: dalla parte del Nord

06.02.2024

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"L'autonomia è modernità, il centralismo medievale ha devastato l'Italia. Se l'Italia è a due velocità la colpa è proprio del centralismo".

È con queste parole che il governatore del Veneto Luca Zaia ha commentato l'approvazione al Senato della legge sull'autonomia differenziata avvenuta in data 23 gennaio 2023.

L'autonomia differenziata, se da un lato aumenta i trasferimenti di risorse nei confronti della Regione interessata, dall'altro riduce gli oneri a carico dello Stato centrale: le risorse vengono amministrate e spese dalla Regione anziché dallo Stato.

Ciò rafforza e valorizza il principio accountability, quale processo di controllo da parte dei cittadini nei confronti dell'autorità politica.

Quindi l'autonomia è direttamente proporzionale ai concetti di efficacia ed efficienza: questi saranno maggiori nel caso in cui la Regione trattenga gran parte del gettito fiscale.

Una delle motivazioni per cui Veneto, Lombardia e da ultimo Emilia Romagna hanno richiesto l'autonomia differenziata è l'esistenza di un residuo fiscale negativo.

Gli ultimi dati disponibili sul residuo fiscale evidenziano come gran parte delle regioni del Nord devolvono agli altri territori e al bilancio pubblico più di quanto ricevano dallo Stato.

Nel 2019 ciascun abitante di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, cioè le Regioni che hanno firmato il patto con il Governo per ottenere l'autonomia differenziata, ha contribuito alle casse pubbliche con circa 10.581 euro[1].

Le regioni del Sud, invece, presentano un residuo fiscale positivo: essi ricevono contributi economici superiori alle risorse economiche che versano allo Stato in quanto sono più in difficoltà rispetto al resto del Paese.

L'obiettivo dell'autonomia differenziata consiste nella possibilità che ogni Regione valorizzi le proprie specifiche competenze, nonché richieda di avere ulteriore autonomia su determinate materie in modo da consentire la crescita economica e l'incremento delle potenzialità lavorative e di benessere dei cittadini.

Nello specifico in tema di tributi è opportuno ricordare che risulta appropriato che le tasse versate dai residenti di una determinata regione rimangano a disposizione della stessa, anche nell'ottica di un miglioramento dei servizi.

Per quanto concerne il settore sanitario è prevista la creazione di contratti di formazione – lavoro che favoriscano l'ingresso dei medici nel mondo occupazionale anche al fine di contrastare il fenomeno della mancanza di personale. Ciò anche al fine di abolire i tetti di spesa per il personale sanitario introdotti nel 2009 che nell'ultimo decennio hanno comportato un abuso dei contratti a termine.

Esaminando il settore dei trasporti, analogamente a quanto sopra detto, le regioni con un maggior controllo sulla spesa sarebbero più efficienti nell'individuare le necessità della cittadinanza e garantire quindi maggiori servizi.

Per quanto riguarda l'istruzione ciò a cui si auspica è l'assunzione diretta degli insegnanti nei ruoli regionali, attribuire alle Regioni la gestione del trattamento economico del personale scolastico e i fondi dedicati al diritto allo studio.

È stato, inoltre, richiesto di differenziare l'offerta formativa, la programmazione scolastica ed i percorsi di alternanza scuola – lavoro.

Ancora, nel settore lavoro l'autonomia differenziata offrirà la condizione di poter amministrare e valorizzare i territori con criteri di merito, ma anche con responsabilità.

Si precisa che tutte le regioni devono considerarsi coinvolte dal processo.

Chi decide di non richiedere questa forma di autonomia in ogni caso non avrà ripercussioni in quanto prevalgono i principi di solidarietà e perequazione. Non a caso è prevista la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (e dei servizi) che devono essere garantiti in modo uniforme in tutto il territorio nazionale a tutela dei diritti civili e sociali dei cittadini.

Quanto detto, chiaramente, è basato su un profilo teorico.

Nel concreto a fare la differenza sarà l'efficacia e l'efficienza, che si traducono nella capacità di chi amministra, nel gestire le risorse a livello locale.

L'avvicinamento al territorio dei "centri di spesa" comporterà, infatti, maggiori responsabilità degli amministratori che dovranno svolgere il loro compito in maniera responsabile, soprattutto nel rispetto del popolo che li ha votati credendo nelle capacità della persona stessa e probabilmente anche a prescindere dal partito politico di appartenenza.

Dott.ssa Linda Vallardi

[1]" Economie regionali. L'economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali", Banca d'Italia - novembre 2020, pag 90 (criterio della localizzazione)