Autonomia differenziata: dalla parte del Sud

06.02.2024

Leggi anche: Autonomia differenziata: dalla parte del Nord

Un po' di storia…

Durante i primi tre decenni del quindicesimo secolo la parte peninsulare dell'Italia meridionale (Regno di Napoli), era soggetta alla dominazione angioina. Successivamente, dopo una sanguinosa guerra, venne conquistata nel 1442 da Alfonso V d'Aragona. Con lui il Regno di Napoli acquisisce una dinastia autonoma e indipendente. Insieme con la Sardegna e la Sicilia già aragonesi, tutto il Mezzogiorno entra a far parte dell'impero mediterraneo catalano-aragonese, vivendo un'intensa stagione di sviluppo economico e di rinnovamento politico-amministrativo.

Negli anni però, il Regno di Napoli perse la sua indipendenza e dopo un breve periodo francese viene conquistato da Ferdinando il Cattolico e assoggettato alla dominazione spagnola (I Borboni).

Venendo ora alla divisione territoriale attuale, le regioni del sud sono le regioni dell'Italia meridionale, ovvero le regioni del territorio italiano poste più a sud del paese. Esse sono:

1. Abruzzo[1],

2. Basilicata,

3. Calabria,

4. Campania,

5. Molise,

6. Puglia.

La definizione dell'Italia meridionale non deve creare confusione con quella di Mezzogiorno d'Italia, che è invece una entità geo-economica e demografica che comprende sia l'Italia meridionale che l'Italia insulare ovvero la Sicilia e la Sardegna[2].

Ci tengo a fare un discorso a parte per la Sicilia, la mia Terra…

Proprio per la sua insularità, per la sua posizione geografica nel Mediterraneo e per la sua unicità culturale, la Sicilia ha sempre goduto di larga autonomia nell'ambito di più vasti imperi[3][4]. Il 16 settembre 1866 il popolo siciliano si ribellò alla dominazione del neonato Regno d'Italia. Quella rivolta fu chiamata del "sette e mezzo", quanti furono i giorni che durò. La ribellione infiammò tutta Palermo, la quasi totalità delle città siciliane e comprendeva molte fazioni politiche nate durante il Risorgimento (repubblicani, filo-clericali, filo-borbonici). Tale rivolta fu sedata violentemente dal Regio Esercito e ogni intento di ribellione in nome di una nazione siciliana fu continuamente represso fino alla quasi totale scomparsa del movimento.

Il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS), poi, che all'indomani dello sbarco degli alleati nel luglio 1943 era uscito dalla clandestinità in cui era stato sotto il periodo fascista, chiedendo l'affrancamento della Sicilia dallo Stato Italiano, e che ebbe nel 1945 anche un'organizzazione paramilitare, l'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia guidato da Antonio Canepa.

Sparì quasi subito invece l'idea che la Sicilia divenisse il 49º stato degli Stati Uniti d'America. Il MIS partecipò alle elezioni politiche del 1946 per l'Assemblea Costituente, dove ottenne 4 seggi e successivamente il MIS ottenne 9 seggi all'Assemblea regionale siciliana nelle prime elezioni regionali del 1947.

Orbene, lo statuto speciale siciliano fu creato da un accordo fra lo Stato Italiano e la Sicilia, rappresentata dalla Consulta regionale siciliana, costituita nel 1945, in cui erano rappresentate le categorie, i partiti e i ceti produttivi dell'isola, organo che materialmente formulò lo Statuto, emanato con regio decreto da Re Umberto II il 15 maggio 1946 (quindi precedente alla nostra Costituzione) e diede vita alla Regione Siciliana prima ancora della nascita della Repubblica Italiana, prima fra le 5 regioni a statuto speciale. L'Assemblea Costituente ha poi recepito per intero lo statuto autonomistico, approvando la legge costituzionale n. 2 del 26 febbraio 1948.

La Regione ha competenza esclusiva su una serie di materie (beni culturali, agricoltura, pesca, enti locali, ambiente, turismo…)[5].

Per quanto riguarda la materia fiscale, la totalità delle imposte riscosse in Sicilia dovrebbe rimanere nell'isola. Ai sensi degli articoli 36 e seguenti del proprio Statuto, poi, la Regione siciliana è dotata di completa autonomia finanziaria e fiscale.

Piccola parentesi

[Ogni anno lo Stato Italiano è tenuto a fornire una certa somma di denaro pubblico, con piano quinquennale, proveniente dalle altre Regioni per finanziare la Sicilia, così come stabilito dall'art. 38 dello Statuto della Regione Siciliana. Lo Stato verserà annualmente alla Regione, a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nella esecuzione di lavori pubblici. Questa somma ha lo scopo di bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella Regione in confronto della media nazionale.

Ulteriore aspetto, altrettanto importante è contenuto nell'Art 37 dello Statuto della Regione Siciliana. Per le imprese industriali e commerciali, che hanno la sede centrale fuori del territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti ed impianti, nell'accertamento dei redditi viene determinata la quota del reddito da attribuire agli stabilimenti ed impianti medesimi. L'imposta, relativa a detta quota, compete alla Regione ed è riscossa dagli organi di riscossione della medesima].

AUTONOMIA DIFFERENZIATA

L'autonomia differenziata consiste nella gestione da parte delle Regioni di alcuni settori peculiari, come, ad esempio, quello dell'istruzione, in maniera autonoma, secondo quanto previsto dalla Costituzione e i settori nei quali può essere realizzata l'autonomia differenziata sono indicati espressamente dall'art. 116, ultimo comma.

L'eventuale approvazione del disegno di legge non determinerà l'effettivo trasferimento di competenze alle regioni. Le materie in questione nominate dal decreto Calderoli, sono in tutto 23, cioè tutte quelle indicate come "materie di legislazione concorrente" dalla Costituzione, nel co. 3 dell'art. 117. Si va dai rapporti internazionali al commercio estero, da tutela e sicurezza del lavoro all'istruzione, dalla ricerca scientifica all'alimentazione, dalla salute allo sport, dai trasporti alla gestione dei beni culturali, politiche energetiche e ambientali ma soprattutto la sanità.

PRO E CONTRO PER IL SUD

Sostanzialmente si tratta di una presa di posizione di carattere economico da parte del Governo. da un lato vi è chi è a favore dell'autonomia differenziata, sostenendo che trattenere la gran parte del gettito fiscale si traduca automaticamente in una maggiore efficienza nella fornitura di servizi per i propri cittadini; dall'altro lato vi è chi pensa che andrebbero stabiliti o ristabiliti i livelli essenziali di prestazione e di spesa economica che vanno garantiti su tutto il territorio nazionale.

Invero, proprio parlando del Sud, essendo definito un "mercato" essenziale e prodromico per il Nord, le ampie differenze interne alle stesse regioni verrebbero aumentate dall'allocazione delle risorse, che andrebbe comunque a creare numerose disparità (dall'organizzazione, ai trasporti, alla sanità e all'istruzione). La paura, secondo alcuni, è che aggraverebbero le differenze del Paese, su questioni fondamentali, dall'istruzione alla salute, poiché ciascuna Regione potrebbe, chiedere quali materie gestire.

Ora, la Sicilia è già una regione autonoma dunque, semplicemente, potrebbero aumentare le materie su cui poter legiferare direttamente. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha dichiarato di non aver paura dell'autonomia differenziata, ma di attenzionare la norma in base all'esperienza con il fondo perequativo.

Ebbene, Nord e Sud mostrano diverse capacità di spesa per i servizi essenziali e proprio per tale questione potrebbe sorgere il problema per la Sicilia, così per come le altre regioni del Sud Italia, poiché negli anni è un'attività in cui le stesse aree geografiche non si sono distinte.

Dott.ssa Veronica Riggi

[1] L'Abruzzo, pur facendo parte geograficamente dell'Italia centrale, per ragioni storico-economiche viene fatto confluire tra le regioni del sud

[2] Regioni a Statuto Speciale

[3] La Sicilia nel 1409 ritorna agli Aragonesi e dal primo Quattrocento comincia a essere governata da viceré

[4] Le origini di un movimento indipendentista moderno in Sicilia sono da ricercare nelle rivolte separatiste del 1820 e nella Rivoluzione indipendentista siciliana del 1848.

[5] Il relativo personale è nei ruoli della Regione e non dello Stato, il quale è più numeroso che nelle altre Regioni a statuto ordinario.