Condotta incauta delle vittime del terremoto dell'Aquila. A loro il 30% di responsabilità.

12.11.2022

Estraggo un foglio nella risma nascosto,
scrivo e non riesco forse perché il sisma m'ha scosso
Ogni vita che salvi, ogni pietra che poggi, fa pensare a domani ma puoi farlo solo oggi.
(Artisti uniti per l'Abruzzo)

Era il 6 aprile 2009 quando un terremoto ha raso al suolo l'Aquila, e da allora nonostante i lavori e la ripresa, non è più la stessa.

Dopo anni di dolore per quelle perdite che nessun risarcimento riuscirà mai a sanare, il capoluogo abruzzese è nuovamente al centro delle vicende giudiziarie relative al terremoto del 2009, per via della sentenza emessa dal Giudice del Tribunale civile dell'Aquila.

Il 12 ottobre 2022, il Giudice, ha firmato una sentenza probabilmente destinata a diventare "storica": a pagina 16, si può individuare, infatti, questo passo: "è fondata l'eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che tenuto conto dell'affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell'edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi nella misura del 30 per cento. Ne deriva che la responsabilità per ciascun Ministero è del 15 per cento e per il residuo 40 centro in capo agli eredi del costruttore Luigi Del Beato".

Si evince, dal passo in questione, che viene riconosciuta fondata l'eccezione sollevata dall'Avvocatura di Stato in merito ad un concorso di colpa delle vittime, che quella sera avevano deciso di restare a dormire ignorando, sulla base delle rassicurazioni fornite dalla Grandi Rischi, le due scosse antecedenti a quella catastrofica delle ore 3.32 di magnitudo 6,1 della Scala Richter,

Si sarebbe configurata, quindi una condotta incauta che avrebbe portato poi alla loro morte; pertanto, è stato riconosciuto, nella sentenza, il 30% di responsabilità alle vittime, il 30% di responsabilità da ripartire tra i due Ministeri portati in giudizio, e il 40% agli eredi del costruttore della palazzina distrutta, mentre il Comune del capoluogo, citato per aver fornito, nel 1964, il certificato di abitabilità della palazzina in Via Campo Fossa, è stato dichiarato non responsabile, ma condannato a pagare una parte delle spese legali agli eredi del costruttore citati in giudizio dallo stesso Comune come responsabili del crollo, in quanto le verifiche per il rilascio del certificato di abitabilità avevano carattere urbanistico ma non erano relative alla stabilità dell'immobile.

Negli anni sono state, tuttavia, numerose, le pronunce del Tribunale dell'Aquila in merito al sisma che ha devastato la città, e nello specifico quella di aprile 2021 escludeva in toto qualsiasi concorso di colpa delle vittime.

In particolare, infatti il giudice, nella sua sentenza sanciva molto chiaramente che non poteva esserci concorso di colpa delle vittime, poiché la popolazione non essendo in possesso delle nozioni tecnico-pratiche, non poteva prevedere che dopo una scossa ne sarebbe potuta giungere una ancora più forte in breve tempo.

In seguito agli accertamenti peritali, inoltre, si rilevava come i professionisti coinvolti nella realizzazione dell'immobile avessero utilizzato delle condotte difformi dalle normative e proprio queste difformità sarebbero state poste in nesso causale con il crollo.

Si nota, quindi, che rispetto al primo giudice, in merito allo stesso fatto, il secondo ha concentrato la propria attenzione essenzialmente sull'instabilità dell'immobile di Via Campo Fossa reputato strutturalmente carente, piuttosto che sulla condotta delle vittime.

Contro la sentenza, che ha destato lo sdegno delle famiglie delle vittime e del Capoluogo, i cittadini sono già scesi in piazza, protestando al Parco della memoria con cartelli bianchi e striscioni con scritto "Anche io voglio il 30% di responsabilità", mentre, il 23 ottobre più di 800 persone si sono radunate dinanzi al Consiglio Regionale per protestare contro questa sentenza destinata a diventare "storica", per le perplessità destate nei cittadini di un territorio già colpito dritto al cuore.

Dott.ssa Martina Carosi