“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”
"Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino può donare, amare il proprio lavoro costituisce approssimazione alla felicità sulla terra".
Primo Levi, La chiave a stella del 1978
Ogni anno il primo maggio torna a ricordarci che sono state fatte molte lotte per rendere gli uomini e le donne eguali e liberi da ogni forma di sfruttamento e dalla schiavitù non solo salariale.
Il lavoro è lo strumento che permette a ciascun individuo di guadagnare quanto gli serve per uno stile di vita dignitoso e per contribuire alla collettività ma non sempre è stato così…
… La festa del lavoro è nata nel lontano 1889, durante un Congresso tenutosi a Parigi ed è stata la "ciliegina sulla torta" di un lungo ciclo di lotte, dove molti lavoratori manifestarono simultaneamente in tutto il mondo per chiedere, tra le tante cose, una legge che regolasse la giornata lavorativa ad 8 ore di lavoro.
Durante l'800 gli operai delle fabbriche avevano poche tutele, non esistevano regole che limitassero le ore di lavoro, gli infortuni, le ferie… nella seconda metà del secolo poi, gli operai cominciarono a scioperare per ottenere la riduzione delle ore di lavoro e fu dal primo sciopero a Chicago, negli USA, nel 1886, che i paesi europei industrializzati presero esempio.
Nel luglio del 1889 a Parigi, durante il Congresso della Seconda Internazionale, venne decisa la festa dei lavoratori, in ricordo degli eventi di Chicago ma la prima vera festa del lavoro in Italia si tenne nel 1891, in un clima di baraonda per via del piano repressivo messo in atto da Francesco Crispi (venne creata la Camera del lavoro a Milano a cui seguirono Piacenza e Torino, venne creato il movimento operario italiano, base della Confederazione Generale del Lavoro).
Il primario obiettivo del movimento operaio era quello di rilanciare la classe operaia con la riduzione delle ore di lavoro[1] e il loro motto era "otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire".
In Italia il diritto al lavoro nasce con l'industrializzazione che, purtroppo fu tardiva. Fino al 1880, infatti, lo sviluppo fu lento e la fisionomia del paese era prevalentemente agricola. Tra il 1878 e il 1898 nacquero grandi fabbriche e la giornata lavorativa media si aggirava intorno alle 12 ore, anche se i lavoratori più indifesi come donne e bambini arrivavano a lavorare anche 15 ore al giorno, con dei salari bassissimi.
La prima fase di evoluzione si ebbe con l'approvazione della L. 3657/1886, incompleta e povera di tutela, sul "lavoro dei fanciulli", che fissò l'età minima lavorativa a 9 anni e proibiva turni notturni ai minori di 12 anni.
Dopo il 1889 vennero emanate una serie di leggi di stampo "sociale", come il Testo Unico sul lavoro delle donne e dei fanciulli, che aumentò l'età minima per lavorare a 12 anni e fissò ad un massimo di 12 le ore di lavoro. Con l'approvazione di tale testo unico (L. 242/1902) si parlò per la prima volta di congedo di maternità, che consisteva nel riposo obbligatorio di 4 settimane per le donne dopo il parto.
Con il cd. Biennio Rosso ci fu un'ondata di scioperi in tutto il Paese per rivendicare migliori condizioni di lavoro e durante il fascismo, poi, venne chiesta la riduzione della disparità tra datore di lavoro e lavoratore, venne creata la contrattazione collettiva e si intervenne sul lavoro femminile.
La nostra Repubblica è fondata sul lavoro, l'Art. 1 della Costituzione afferma che "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro" e non solo, la nostra carta fondamentale dedica molte norme alla tutela del lavoro (Artt. 35-46 Cost)
L'Art. 35 impone ai pubblici poteri la tutela del lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, perseguendo la cura e l'elevazione professionale, l'Art. 36 regolamenta la retribuzione, la durata della giornata lavorativa, i riposi settimanali e le ferie annuali, l'Art. 37 introduce un divieto di discriminazioni a danno delle donne e dei minori, l'Art. 38 impone una retribuzione sufficiente in ottemperanza allo Statuto dei lavoratori del 1970 con la legge n. 300…
Lo Statuto dei lavoratori detta alcuni importanti principi per la disciplina del lavoro:
- Libertà di opinione del lavoratore e diritto di manifestare il proprio pensiero sul luogo di lavoro;
- Obbligo con contestare eventuali infrazioni commesse dal lavoratore prima di comminare una sanzione;
- Diritto di associarsi ad un sindacato.
Il Primo maggio va celebrato, commemorato e ricordato, per non dimenticare le persone che hanno lottato per ottenere condizioni di lavoro e di vita umana migliori, per difendere il proprio diritto al lavoro che, come dice l'Art. 4, che sancisce l'importante principio di impegno, carico e divieto per lo stesso Stato di prevedere delle norme che vadano a limitare la libertà di esercitare qualsiasi tipo di attività lavorativa libera e soprattutto lecita.
Tale diritto corrisponde ad un dovere di lavorare che, però, non significa costringere il cittadino a svolgere attività lavorativa ma, rappresenta un monito per gli individui per non ricorrere a forme di "parassitismo economico e sociale, della nostra Carta è riconosciuto "a tutti i cittadini" e "Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."
Anche le fonti comunitarie dedicano spazio ai diritto del lavoratore, ad esempio, con la cittadinanza europea, tutti i cittadini degli Stati membri sono stati riconosciuti importanti diritti (libertà di circolazione, parità di trattamento lavorativo tra uomo e donna..).
A livello internazionale, poi, numerosi progetti hanno coinvolto l'OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e i singoli stati facenti parte della comunità internazionale.
Dott.ssa Veronica Riggi
[Ricordo che, quando ero bambina, la mattina di "lu primu di maju" con la mia dolce nonna Maria andavo a raccogliere le margherite gialle e bianche, che fiorivano spontaneamente nella vicina campagna e, come vuole la tradizione siciliana, creavamo davanti l'uscio della porta un tappeto di petali come buon auspicio per la prosperità della famiglia e per l'abbondanza dei raccolti.]
[1] La Gran Bretagna con la ten hours bill e con il ten hours act del 1847 era avanti di decenni rispetto agli altri paesi europei