No alla mediazione familiare in caso di violenza

25.11.2023

"Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l'ignoranza in cui l'avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna."
-William Shakespeare-

Dall'inizio del 2023 sono state 105 le vittime di femminicidio e nella maggioranza dei casi il movente è stato quello passionale o possessivo. Donne che riponevano fiducia, si sentivano protette, e avrebbero affidato la propria vita al proprio uomo … lo stesso uomo che poi si è rivelato il loro carnefice. E' l'esempio di Giulia Tramontano, incinta del piccolo Thiago e uccisa dal compagno e convivente che viveva una relazione parallela con una collega; ma è anche l'esempio di Giulia Cecchettin, brutalmente uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta nei giorni scorsi.

Attenzione. Non siamo qui per ripercorrere i tragici eventi del 2023. Non è questa la sezione di GiuridicaMente più adatta. Lo scopo di questo pezzo è omaggiare e provare, nel nostro piccolo, a sensibilizzare spiegando cosa sia la violenza e perchè nell'ambito della Mediazione Familiare, il mediatore ha il compito di interrompere immediatamente la procedura.

Partiamo dal principio.

L'art.48, punto 1 della Convenzione di Instabul del 2011, ratificata dall'Italia nel 2013, vieta espressamente il ricorso a qualsiasi forma di risoluzione alternativa delle controversie in relazione a qualsiasi manifestazione di Violenza, rientrante nell'ambito applicativo della Covenzione stessa.

Il motivo della predetta esclusione viene ampiamente spiegato nel testo stesso, in quanto "la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione(…). La violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini".

Sulla base di quanto appena riportato, è di per sé comprensibile come non sia applicabile la mediazione familiare per ben due motivi:

  • La violenza, è incompatibile con il concetto di conciliazione a cui è preordinata la mediazione familiare;
  • Il coniuge violento potrebbe impiegare lo strumento della mediazione familiare per impedire la separazione, evitando di perdere, in tal modo, il potere e la presa esercitato sul coniuge sopraffatto.

Nell'ambito della Mediazione Familiare, è pertanto, importante che il professionista sia adeguatamente formato anche in materia di violenza domestica, così da permettergli di riconoscere gli eventuali segnali ed interrompere la mediazione tempestivamente.

In questo sono essenziali, gli incontri individuali, in cui il Mediatore "conosce" i coniugi singolarmente indagando il loro passato e presente, e cercando di capire quali sono le loro prospettive ed i loro progetti futuri, per poi proseguire, con gli incontri congiunti laddove le condizioni lo permettono.

Ma che cosa è la violenza ? Come si Manifesta ?

L'OMS ha fornito una definizione di violenza, asserendo che essa è "L'utilizzo intenzionale della forza fisica o del proprio potere contro se stessi, contro un'altra persona o contro un gruppo/comuntà, tale da determinare lesioni fisiche, danni psicologici ed esistenziali, problemi nello sviluppo (nel caso di bambini), morte".

Esistono varie forme di violenza, ed in particolare, infatti, può manifestarsi come violenza, fisica, psicologica, sessuale, economica o tramite atti persecutori o molestie assillanti, più comunemente, stalking.

La forma di violenza, più frequente è proprio quella domestica, in quanto finalizzata al controllo dell'altro tramite vessazioni fisiche, psicologiche, o economiche reiterate nel tempo che, in moltissimi casi, conducono all'omicidio.

Ciò posto, capire perchè un uomo finisca per uccidere la donna che dice di amare, richiede delle analisi di non poco conto. Spesso è per insicurezza nei riguardi della compagna perchè si fatica ad accettare il rifiuto o l'allontamento, o per incapacità nell'accettazione della parità all'interno della coppia. Altre volte la causa va ricercata nel possesso, infatti, la donna, in tali casi, è vista come un oggetto di cui essere gelosi o ancora, a causa di patologie mentali o abuso di sostanze.

Sicuramente, una delle domande più comuni in tema di violenza è "perchè non ha denunciato?". Anche in questo caso le motivazioni possono essere molteplici. Per esempio, la vittima potrebbe non avere la minima percezione di essere tale, o ancora, potrebbe provare senso di colpa nell'allontanarsi, potrebbe nutrire speranze nel cambiamento dell'uomo che ha accanto, potrebbe imputare la violenza del partner ad un disagio psicologico e pertanto sarebbe una cattiva compagna se lo lasciasse. Insomma, anche queste ipotesi non vanno sottovalutate e devono rappresentare dei veri e propri campanelli d'allarme.

Come è possibile evincere, da questi brevi accenni, quello della violenza è un fenomeno complesso che merita indagini approfondite da specialisti formati ed in grado di riconoscerne i segnali, come possono essere dei mediatori familiari, ma soprattutto psicologi, operatori anti-violenza, avvocati o assistenti sociali.

E' facile di per sé commentare la notizia sconvolgente di un femminicidio, lo è sicuramente meno, indagarne le cause del perchè essi esistano.

A tutte le 105 vittime di femminicidio. 

Dott.ssa Martina Carosi