Una violenza celata
La violenza all'interno degli sport è un fenomeno frequente sin dai tempi della Grecia Antica.
Al tempo, atti di violenza nelle competizioni sportive, come nella lotta e nel pugilato, erano all'ordine del giorno. Infatti, l'obiettivo consisteva nell'uccidere il proprio rivale.
Nello sport di oggi la violenza che possiamo concretamente vedere è, di certo, quella che si verifica tra i tifosi delle varie squadre, tra gli stessi giocatori, nonché verso gli arbitri.
Esistono, però, anche altre forme di violenza che rispecchiano comportamenti ancor più che riprovevoli, in quanto perpetrate verso i minori.
Si tratta di violenza fisica, sessuale, psicologica, nonché di negligenza: tutti comportamenti, questi, che influiscono in maniera negativa nella vita del minore.
Nel nostro paese, al fine di tutelare il verificarsi di dette situazioni, è stato, da ultimo, introdotto il d.lgs. 39/2023, in attuazione del gruppo di decreti legislativi in materia di sport emendati nel 2021.
A decorrere dal 1 luglio 2023 (termine prorogato al 30 giungo 2024 nella seduta della Camera dei deputati del 13 dicembre c.a.), infatti, le Associazioni e le Società Sportive Dilettantistiche hanno, tra gli altri, l'obbligo di designare un "responsabile della tutela dei minori" quale figura preposta al fine di prevenire e contrastare ogni forma di abuso e violenza.
Questo ruolo si inserisce in un quadro legislativo più ampio, che pone l'obbligo di richiedere il certificato penale del casellario giudiziale a tutti gli operatori sportivi che entrano in contatto diretto e regolare con minori: di tal via è possibile verificare che non siano state adottate decisioni giudiziarie o precedenti in materia di pornografia minorile, abuso e sfruttamento dei minori.
Tale novità legislativa era già stata introdotta dal d.lgs. 39/2014, ma con il limite di richiedere il certificato solo in caso di stipula di contratti di lavoro. Infatti la disposizione aveva trovato ridotta applicazione, in quanto i compensi sportivi non venivano considerati come redditi da lavoro.
Ancora, nello specifico, l'art. 16 del d.lgs. 39/2023, oltre a prevedere l'obbligo dell'adozione di Modelli Organizzativi e Codici di Condotta a tutela dei minori, ha sancito la necessità di tutelare allo stesso modo la violenza di genere e di ogni altro tipo di discriminazione.
Lo sport gioca un ruolo forte, soprattutto nell'infanzia e nell'adolescenza, formando le persone come tali, ancor prima della loro identità di atleta. Infatti, attraverso la pratica dello sport vengono evidenziati e trasmessi valori fondamentali come il rispetto delle persone e delle regole, nonché la lealtà e la solidarietà quali valori fruibili anche in altri contesti.
Lo sport è da considerarsi come stile di vita nonché momento di aggregazione, veicolo di inclusione, in modo tale che gli atleti abbiano la possibilità di sentirsi parte di un determinato contesto sociale.
Lo sport deve essere momento di formazione, ma anche di divertimento, senza costrizioni ed eccessi di aspettative, i quali potrebbero tramutarsi in forme di violenza e abusi.
L'atleta deve dunque essere consapevole che, nonostante l'impegno, la costanza e la tenacia, è possibile perdere nello sport. Così come nella vita.
Quindi merita tutela e attenzione anche il "diritto di sbagliare" tanto nella vita, quanto nello sport, il cui "valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico […] in tutte le sue forme" è stato di recente riconosciuto mediante l'introduzione di un apposito comma nell'art. 33 della Costituzione italiana.
Sbagliare, cadere, fallire sono azioni che permettono di crescere.
Accettare questo è, quindi, un grande passo. I bambini e gli adolescenti di oggi, in futuro, ce ne saranno grati!