
Cosa si intende per bene comune?
L'indagine sui beni comuni si è sviluppata intorno alle esperienze di valorizzazione e privatizzazione dei beni pubblici, in particolare, si è tentato di individuare una "nuova" proprietà, né pubblica, né privata.
L'orientamento tradizionale riconduce all'interno della categoria le c.d. res communes omnium, vale a dirsi quelle cose che non possono, per loro natura, formare oggetto di diritti, né possono essere godute in maniera esclusiva.
All'interno della classificazione tra beni demaniali e patrimoniali, essi sono situati a cavallo sia dell'una categoria, che dell'altra, a seconda dei casi.
Il problema della qualificazione e della disciplina dei beni comuni è particolarmente avvertito anche alla luce del fatto che, a livello nazionale, non sono specificamente regolamentati.
In ogni caso, la categoria è stata formalmente riconosciuta dalle Sezioni Unite con la pronuncia del 14 febbraio 2011, n. 3665.
La Suprema Corte analizza il combinato di cui agli artt. 2, 9 e 42 Cost., norme da cui traspare la centralità della tutela della persona e dei relativi interessi e del suo corretto svolgimento nell'ambito dello Stato sociale.
In questo senso è "comune" quel bene funzionalmente collegato alla realizzazione degli interessi della collettività, al di là dei profili di titolarità giuridica.
Ancora, si qualifica come "comune" quel bene che, per le sue qualità, è strumentale all'attuazione dello Stato sociale.
Si profila, così, una duplice appartenenza, una, quasi ontologica, alla collettività che ne deve fruire, l'altra, formale, all'ente esponenziale che ne deve assicurare il godimento.